Come Egeo costretto in ariballo

e liburne in irridente àlea, tabe

di viéte contese, trame vissute,

simulacri di indarno agone,

così artieri crocidano in coro,

trissottini dileggiano Erato.

Della skena re-citanti vanesi,

anelano immeritati clamori.

lunedì 10 agosto 2015

Primavere

Odoro panni stesi, profumati di sole,
fantasmi colorati che danzano folli
al vento d'aprile. Sento una voce,
udita da sempre, che grida il mio nome.


Tendo l'orecchio e lo sguardo ribelle,
poi m'arrendo, felice, al richiamo.
Ho un giocattolo di latta ed una casa,
sui miei ginocchi i segni della strada.


Acqua preziosa per lavarsi a pezzi,
mia madre sfrega forte la mia pelle,
sbuffa e ride ai miei lamenti, e parla.
E' dolce. E domani è domenica.





Maternità



Ondeggiando sui fianchi
come vecchia tartana,
rondeggia la viuzza.
La schiena ad arco,
protende la pancia,
vessillo del suo sacrificio
all'ara dell'Uomo.
Ruota lo sguardo bovino, inerte.
Sarà presto custode e nutrice.
Ignara di tutto, conosce la vita.


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